Periplo - Leg 1 di 3
Il periplo d’Italia si è concluso da pochi giorni e vorrei condividere alcune riflessioni e immagini di un’avventura indimenticabile.
Il 1° agosto scorso al Marina Fiera di Genova, ci imbarchiamo io, Iva, Paolo, Lara e Ana e poco dopo ci viene consegnata la cambusa, sapientemente acquistata online all’Esselunga di Via Piave a Genova. Visto il caldo afoso ceniamo con deliziose granite alla mandorla sul lungo mare.
Il 2 agosto alle 7:00 lasciamo gli ormeggi e andiamo in Porto Vecchio per rifornire i tank di Tilda di tutto il gasolio possibile in vista di previsioni con poco vento. Alle 9:00 circa mettiamo il naso fuori dalle bocche di levante rotta Portovenere. Dopo 45 miglia di noiosa navigazione a motore lungo la Riviera di Levante e le Cinque Terre, aggiriamo l’Isola Palmaria e al tramonto mettiamo l’ancora nella baia sud di Portovenere. Iva viene punta al braccio da una medusa, tutti gli altri dalle zanzare.
Il 3 agosto sveglia alle 6:00 e partenza per l’Isola d’Elba, 76 miglia nautiche, purtroppo quasi tutte senza vento. Comincio a temere che i 1’250 litri di gasolio non basteranno per arrivare a destinazione. Il 4 agosto, Tilda trascorre la giornata ancorata nella rada di Portoferraio, poco a ovest di Punta delle Grotte, noi montiamo il motore fuoribordo piccolo e sbarchiamo con il dinghy per pranzare a terra e visitare il paese. È qui che si presenta il primo assurdo episodio di burocrazia italiana - che io chiamo “le dodici fatiche di Asterix” dal divertentissimo omonimo film del 1976 - quando i marinai del porto dicono che non possiamo sbarcare a terra né depositare l’immondizia, ci dicono di seguirli nel loro ufficio per pagare le dovute tasse, ma quando arriviamo davanti alla porta un terzo marinaio ci prende il sacco e ci manda via senza pagare perché non si trovano le chiavi dell’ufficio.
Lasciamo l’Isola d’Elba il 5 agosto in direzione di Giannutri, la perla incontaminata dell’Arcipelago Toscano, riserva naturale protetta e regolamentata che raggiungiamo dopo 57 miglia e una lieve brezza da nord che ci incoraggia ad issare il bellissimo gennaker anche se solo per poche ore. All’arrivo, una barca a vela ci attraversa la rotta a motore e passa a pochi metri dalla riva, là dove il regolamento dice di tenersi a mezzo miglio dalla costa, ma nessuno controlla. Mettiamo 70 metri di catena in acqua in 25 metri di profondità, ceniamo a bordo e andiamo a dormire. Giannutri è bellissima, ne subiamo il fascino e il 6 agosto scendiamo a terra per acquistare i biglietti per visitarla. Al bar ci dicono che i biglietti dovrebbero venderli loro ma da gennaio nessuno glieli ha portati, quindi si accede gratuitamente. Da Cala Spalmatoi camminiamo fino al lato ovest da cui si vede l’Isola del Giglio in un tramonto di rara bellezza.
Il 7 agosto dopo pranzo salpiamo l’ancora e facciamo rotta per Ponza, siamo fortunati e riusciamo a tenere il gennaker issato e navigare la maggior parte del tempo a vela. Io e Paolo abbiamo finalmente imparato i segreti per una buona issata e ammainata, ma entrambi accusiamo il caldo che si fa sempre più intenso man mano che scendiamo a sud.
Arrivare a Ponza è una gioia per gli occhi, lasciando Palmarola alla nostra sinistra scapoliamo Punta della Guardia a sud dell’Isola, che ci accoglie con le sue rocce dalle mille forme e dagli strepitosi colori che vanno dal bianco più intenso al giallo ocra fino al rosso scuro. Facciamo l’inchino davanti al paese per godere dello scenario da cartolina e andiamo ad ancorarci alla baia Frontone subito accanto. Scopriamo che dal 1° agosto del ‘24 l’ancoraggio a Ponza è a pagamento e la raccolta dei rifiuti è organizzata direttamente sulle barche, ma i prezzi sul sito internet ci sembrano eccessivamente alti e soprattutto non ci sembra di vedere nessun tipo di controllo da parte delle autorità, perciò ci mettiamo in standby e aspettiamo che qualcuno ci dia maggiori delucidazioni, cosa che puntualmente non avverrà.
Il 9 agosto decidiamo di partire per Procida e lo faremo la sera invece che la mattina, per potere viaggiare di notte col fresco. Il vento non ci assiste ma la notte le temperature calano fino a 25°C rendendo sopportabile il turno di guardia. Durante il mio turno faccio un po’ di ricerche sulla riserva marina regolamentata di Procida e, confrontando le zone di ancoraggio vietato con le recensioni sull’app Navily e la mappa di Marinetraffic, vedo che diverse imbarcazioni da diporto sono attualmente ancorate nella baia di Corricella fin sotto il castello. Intuisco che in Italia una cosa sono i regolamenti e un’altra è la loro applicazione, e questo gioca a nostro favore poiché il vento da NW ha creato un’onda che dà fastidio all’unico ancoraggio libero che era la nostra meta, dunque Corricella sia. Dunque, all’alba del 10 agosto, dopo 50 miglia di navigazione, in uno scenario da capogiro ancoriamo a Procida e ci stendiamo per il meritato riposo dopo la notturna. Alle 8:00 i cannoni del castello sparano otto colpi per festeggiare il centenario dell’incoronazione dell’immagine della Madonna delle Grazie con il Bambino, cado dal letto per lo spavento e mi sembra di essere in mezzo ad una battaglia navale. Verso le 10:00 comincia l’invasione di gommoni e piccole imbarcazioni che arrivano da Napoli e dintorni, riempiendo a centinaia quello che sarebbe un ancoraggio vietato. La Madonna delle Grazie ha però chiuso un’occhio e così anche la Capitaneria di Porto che è passata a controllare.
L’11 agosto verso mezzogiorno partiamo per Tropea con una navigazione stimata di 150 miglia in 25 ore. Attraversiamo il Golfo di Napoli con un bel vento al traverso e arrivati a Capri ammainiamo le vele per godere lo spettacolo mozzafiato dei faraglioni. Proseguiamo la navigazione sfruttando il vento fino al tramonto, dopodiché sarà per lo più motorsailing fino a destinazione. Tropea vista dal mare è molto bella, ma il caldo intenso e l’acqua del mare a 32°C non ci danno tregua, perciò ci affrettiamo verso il porto, sfiorando con la chiglia un banco di sabbia giusto all’ingresso, e all’ora di pranzo del 12 agosto dopo una grande sudata ci ormeggiamo al pontile del Marina concludendo la prima tappa del periplo con 506 miglia nautiche sulla scia. Accendiamo subito l’aria condizionata in salone per difenderci dalla canicola e chiamiamo a bordo l’elettricista Fabrizio per risolvere un problema di surriscaldamento dei frigoriferi che aveva causato lo scioglimento di un cavo elettrico. Fabrizio risolve egregiamente il problema, persino migliorando l’impianto. Non ci resta che salutare Ana, Paolo e Lara e accogliere a bordo Ambra e i miei figli Santiago e Maria Chiara che ci raggiungono il 13 agosto per proseguire insieme l’avventura.
Nella prossima puntata racconterò la seconda tappa, di certo la più movimentata, tra l’eruzione di un vulcano e la fuga da una tromba marina, che porterà Tilda e il suo equipaggio da Tropea a Otranto.
Infine, se sei arrivato a leggere fin qui ti ringrazio e ti faccio i miei complimenti, in un mondo pervaso dallo scrolling compulsivo e dove la parola scritta ha perso terreno rispetto al mordi e fuggi dei reels, siamo rimasti in pochi ad apprezzare il piacere della lettura. Avanti così!
fotografie di Ana Erčulj e Fabrizio Mancini